Chi Siamo

L’Avis Comunale di Ancona, costituitasi nel 1927, è un’Associazione di volontariato (iscritta nell’apposito Registro Regionale e disciplinata dalla Legge 266/91) formata da coloro che donano volontariamente, gratuitamente, periodicamente e anonimamente il proprio sangue. È un’associazione apartitica, aconfessionale, senza discriminazione di razza, sesso, religione, lingua, nazionalità, ideologia politica ed esclude qualsiasi fine di lucro e persegue finalità di solidarietà umana.

All’AVIS possono aderire gratuitamente sia coloro che donano volontariamente e anonimamente il proprio sangue e sia coloro che, pur non potendo per motivi di inidoneità fare la donazione, collaborano però gratuitamente a tutte le attività di promozione e organizzazione. L’AVIS è una Associazione di volontari: volontari sono i donatori e volontari sono i suoi dirigenti.

Il sangue è un elemento essenziale per la vita ma che non si può produrre in laboratorio. Per questo è assolutamente necessario raccoglierlo al fine di poter eseguire operazioni altrimenti impossibili.

AVIS ANCONA, 90 ANNI DI STORIA

I volontari della più nobile offerta

I volontari della più nobile offerta

I volontari della più nobile offerta

La nostra storia inizia ufficialmente il 20 giugno 1927, quando il Prof. Lorenzo Cappelli, primario di chirurgia dell’Ospedale Civile Umberto Primo di Ancona, fonda insieme con altri otto cittadini un’associazione cui viene dato il nome de “I volontari della più nobile offerta”.

Gli otto pionieri sono: Marino Borgiani, Rodolfo Gabani, Cesare Nasuti, Ariovisto Pezzotti, Antonio Paoletti, Aroldo Cesaroni, Augusto Pasqualini, Rinaldo Tartaglini.

Cappelli, uno dei primi medici a eseguire trasfusioni di sangue in Italia, intuisce che per salvare delle vite umane con questa tecnica bisogna avere a disposizione dei donatori volontari che possano essere reperibili in qualsiasi momento, anche di notte, e che rapidamente possano recarsi all’ospedale per sottoporsi al salasso. Bisogna, infatti, sapere che a quel tempo le trasfusioni avvenivano direttamente da braccio a braccio e, pertanto, un donatore del gruppo sanguigno compatibile doveva essere disponibile accanto alla persona ammalata al momento necessario. Per questo era di fondamentale importanza che i donatori facessero parte di un’organizzazione in grado di gestirli, suddivisi per i gruppi allora conosciuti (A B e 0), e di chiamarli nei momenti di bisogno.

Dott. Vittorio Formentano

Dott. Vittorio Formentano

L’idea di Cappelli viene messa in atto anche a Milano dal Dott. Vittorio Formentano, giovane medico ginecologo che, sempre nel 1927, fonda in quella città l’Associazione Volontari Italiani Sangue (A.V.I.S. appunto) con gli stessi scopi e lo stesso modo di agire dell’associazione anconetana. Non è ben chiaro quale delle due Associazioni nacque per prima, ma è sorprendente che in due città così lontane (siamo nel 1927 e le comunicazioni non erano così facili come oggi) e così economicamente e culturalmente diverse, nello stesso momento nascano due associazioni pressoché identiche. Di lì a pochi anni, comunque, in tutta Italia nascono numerose associazioni di volontari del sangue che, negli anni ’30, dopo vari tentativi di essere inglobate nella Croce Rossa o inquadrate secondo i dettami del regime fascista, superando alcune resistenze interne si associano dando vita all’Avis Nazionale con sede in Milano, presieduta da Vittorio Formentano.

L’Avis di Ancona in un’assemblea del 23 luglio 1937 approva il suo primo Statuto che nel 1° articolo cosi sancisce: «È costituita con sede in Ancona, il 20/6/1927 la sezione autonoma Volontari del sangue, con Decreto Prefettizio in data 11/7/1937 essa aderisce all’Avis Nazionale». Nel frattempo l’Avis anconetana era cresciuta, e agli otto fondatori si erano aggiunti altri donatori. Se ne contano 80 nel 1932: sono ancora troppo pochi, tanto che nel verbale di una riunione di quell’anno si rileva che bisognerebbe «continuare sempre la propaganda per aumentare i soci donatori (…) che dovrebbero triplicare o anche quadruplicare nel numero».

I donatori sono cittadini di tutti i ceti sociali, ma in special modo si contano operai dei cantieri navali, portuali, ferrovieri che frequentano una cantina (ora Osteria “Il Pozzo”) situata in via Bonda, una traversa tra via della Loggia e l’attuale Via Gramsci. L’osteria, per la sua posizione strategica, diventa la prima sede non ufficiale dell’Avis e Antonio Paoletti il segretario “factotum” dell’associazione. La prima vera sede viene inaugurata nell’anno 1937, in alcuni locali siti in via del Comune (attualmente via Pizzecolli) al civico n. 6. Questo fatto dà un notevole impulso alla crescita dell’associazione, che si protrae fino allo scoppio della guerra il 10 giugno 1940.

Gen. Wladyslaw Anders

Gen. Wladyslaw Anders

Registro originale “Donatori volontari a disposizione dell’Ospedale Civile durante le incursioni nemiche”

I primi tre anni di guerra trascorrono relativamente tranquilli, ma dall’estate del 1943 il pericolo di bombardamenti aerei si fa sempre più concreto, tanto che l’Avis istituisce un registro intitolato “Donatori volontari a disposizione dell’Ospedale Civile durante le incursioni nemiche” nel quale i donatori appongono la loro firma di presenza per le eventuali donazioni a favore delle vittime dei bombardamenti. Nella prima pagina del registro si legge: “Primo allarme ore 7,15 – 28/8/1943 firmato: Capodagli Alfredo, Pierangeli Virgilio, Esposto Dante, Esposto Ugo, Barbaresi Lorenzo, Alba Martini.” Nell’ultima, datata 18 luglio 1944 è scritto: “allarme n.1265 ore 7,30, cessato ore 8,30. Liberazione ore 14,30 firmato Esposto Dante.” Le truppe polacche comandate dal Generale Wladyslaw Anders erano entrate in Ancona dalla porta S. Stefano.

Il 1° novembre 1943, a causa del terribile bombardamento subito dalla città, anche la sede dell’Avis viene rasa al suolo, complicando notevolmente l’azione dei volontari, i quali però si riuniscono in Osimo l’8 febbraio del 1944 per continuare a organizzare l’associazione e perseguire lo scopo della stessa.

Terminata la guerra, il Prof. Giulio Bombi, nuovo presidente dell’Avis, ha il compito di riorganizzare l’associazione insieme ai donatori superstiti; le difficoltà sono immense, a cominciare dalla mancanza di una sede in cui riunirsi, ma con l’entusiasmo di chi sa di fare le cose giuste si riesce a rimettere di nuovo in moto la solidarietà dei donatori di sangue e, nel 1947, proprio ad Ancona si tiene una conferenza nazionale sulla riorganizzazione dell’Avis nazionale cui parteciparono Cappelli e Formentano. È l’ultimo atto ufficiale del prof. Cappelli in favore dell’Avis: meno di due anni dopo viene a mancare, lasciando una grande e impegnativa eredità ai suoi successori.

L’associazione trova sistemazione dapprima in alcuni locali di Corso Mazzini, e in seguito, nel 1949, all’angolo tra Via Leopardi e Corso Garibaldi, in attesa di inaugurare, il 15 luglio 1959, la nuova “Casa del Donatore” di Via Curtatone.

Autoemoteca Fiat 600 Multipla Avis Ancona

Autoemoteca Fiat 600 Multipla Avis Ancona

Il nuovo Presidente, Prof. Franco Patrignani, riesce a dare una svolta all’attività dell’Avis anconetana che, dopo le difficoltà della guerra, si apprestava a diventare un’associazione non più sorretta solo dallo spirito altruistico dei suoi donatori, ma anche un’entità al passo con i tempi e ampiamente integrata con il sistema sanitario cittadino.

Negli anni ’60 e ’70, infatti, si affina sempre più l’organizzazione dell’Associazione; le donazioni ormai non avvengono più “braccio a braccio”, e quindi si può cominciare a programmare la raccolta. I donatori aumentano considerevolmente, anche grazie alle tante iniziative che il consiglio direttivo organizza a questo scopo (ricordiamo fra l’altro la partecipazione a feste popolari, l’organizzazione di pesche di beneficenza ecc.) nel periodo del cosiddetto boom economico.

Manifesto 60 anni Avis Ancona 1927-1987

Manifesto 60 anni Avis Ancona 1927-1987

Negli anni ’80, sotto la presidenza di Raul Baldi, si dà impulso al ringiovanimento dell’Avis con l’inserimento di molti giovani nel consiglio direttivo, molti dei quali in seguito rivestiranno importanti incarichi dirigenziali, sia a livello locale, sia a livello regionale e nazionale. Ricordiamo, fra gli altri, Daniele Peramezza, futuro presidente comunale e consigliere nazionale, Vito Tesei, presidente comunale e provinciale, Saverio Taglioni, presidente comunale e segretario regionale, Claudio Paladini, vice presidente comunale.

In questi anni si inizia pian piano a programmare le donazioni attraverso i nuovi strumenti informatici messi a disposizione dalle novità tecnologiche, gettando le basi dell’Avis moderna che conosciamo oggi.

Operando in stretta collaborazione con il Dipartimento Regionale per la Medicina Trasfusionale (DIRMT), l’Avis di Ancona oggi è un’organizzazione fatta di oltre 2.600 donatori volontari, che con lo stesso spirito altruistico che animò gli otto donatori del lontano 1927 hanno effettuato, nell’anno 2016, oltre 5.400 donazioni. È a loro che va il ringraziamento principale per questa grande crescita che, siamo certi, continuerà anche nel futuro in maniera sempre più importante.